San Calogero: il monte che sembra un vulcano dormiente

Il Monte San Calogero in Sicilia

Il monte noto come San Caloriu rappresenta una notevole caratteristica del paesaggio termitano, un simbolo sia della bellezza naturale che dell’importanza storica e archeologica della regione. In passato, il monte San Calogero era conosciuto come Eurako.

Il monte che sembra un vulcano dormiente

Dalla sua cima, oltre alla visione delle Isole Eolie e di Ustica, è possibile distinguere chiaramente le catene montuose dei Nebrodi e delle Madonie, così come il Monte Cammarata e il Monte Pellegrino. Coloro che raggiungono la vetta sono spesso affascinati dalla bellezza del paesaggio, descrivendo la sensazione quasi come se stessero “volando”.

Con i suoi 1326 metri sul livello del mare, il monte domina il golfo di Termini Imerese. La sua maestosità potrebbe farlo sembrare un “vulcano dormiente” a chi lo osserva per la prima volta, anche se in realtà non ha mai avuto tale natura.

La tradizione e il ruolo dell’eremita Calogero

Secondo la tradizione, intorno al IV secolo d.C., un eremita di nome Calogero, seguace della regola di San Basilio, si rifugiò sul monte a causa delle persecuzioni. Calogero dedicò la sua vita alla penitenza e alla diffusione del cristianesimo nell’area di Termini e Caccamo.

Gli storici raccontano che durante il suo tempo sul monte, Calogero liberò le sorgenti d’acqua in cima al monte dagli spiriti maligni. Si dice che, con un gesto, lasciò l’impronta del suo piede nella roccia, dando origine a una nuova sorgente limpida in contrasto con quella amara precedentemente generata.

Una leggenda narra che una delle sorgenti d’acqua abbia un colore scuro perché un giorno il diavolo stesso vi bevve mentre tentava Calogero nei dintorni del suo rifugio.

La disputa per il possesso del monte San Calogero

Di interesse archeologico è una breve sezione di muro megalitico nota come “Mura pregne”, situata alla base orientale del monte. Questo muro probabilmente proteggeva un antico villaggio preistorico.

Verso il XIV secolo, ci fu una disputa tra Termini e Caccamo per il possesso del monte. Il Signore di Caccamo, Manfredi Chiaramonte, si impossessò dell’altura, allora ricoperta da un vasto bosco.

Gli abitanti di Termini, indignati e preoccupati per le conseguenze economiche, si rivolsero alle autorità regali. Nel 1392, il re Martino assegnò il monte ai termitani, ponendo fine alla disputa. Nel XVI secolo, i termitani costruirono una piccola chiesa dedicata a San Calogero sulla vetta del monte, di cui oggi rimangono solo pochi ruderi.

Il monte San Calogero ha sempre avuto un’influenza significativa sulla comunità di Termini Imerese, tanto che è raffigurato nello stemma civico della città. Lo stemma mostra il monte San Calogero sulla cima e due figure ai piedi: una giovane con una cornucopia e un anziano con un libro, identificato come il poeta Stesicoro. Tra di loro è disegnata una capra.

L’area naturale protetta nel territorio di tre Comuni

Dal 1998, l’intero massiccio montuoso è stato designato come area naturale protetta, che è compresa nel territorio di Termini Imerese, di Caccamo e di Sciara. Per quanto riguarda il tema geologico, il monte San Calogero è costituito principalmente da rocce calcaree, modellate dall’erosione e dall’azione degli agenti atmosferici.

La vegetazione è dominata da alberi come lecci, eucalipti e roverelle, mentre arbusti come il sammacco, la ginestra e l’oleandro sono comuni. La fauna comprende uccelli migratori come capinere, luì, sterpazzole e colombacci, oltre a rettili come i ramarri, mammiferi come conigli selvatici, volpi, martore, lepri e istrici. L’aquila reale nidifica occasionalmente nella zona.

Foto tratta dal video di MrMar360 su YouTube