Sangu miu: il detto siciliano che anche Dante conosceva

L'affetto tra fratelli

Sangu miu: questo detto rappresenta un aspetto emblematico dell’infanzia per coloro che crescono in Sicilia, spesso pronunciato da nonni e zii ai bambini. Questa espressione ha una “gloriosa” origine che riguarda anche Dante.

Per chi cresce in Sicilia o ha legami familiari con l’isola, è difficile dimenticare l’esclamazione: “Sangu miu!”. Questa frase, intrisa di un’intensa emozionalità, si rivela particolarmente efficace in situazioni di cadute o litigi seri tra fratelli. Mentre ti trovi in lacrime o stai borbottando, ti senti improvvisamente parte di un misterioso legame di sangue.

L’effetto consolatorio della frase

La frase sembra avere un effetto consolatorio, attenuando la sensazione di dolore. Ma perché il riferimento al sangue? Questa peculiarità del modo di dire siciliano, simile al “Sangò” di Palermo, suggerisce un legame profondo e personale, evocando un legame di tipo genetico. Questo tema del sangue ritrova eco in opere di grande importanza letteraria come l’Eneide di Virgilio e la Divina Commedia di Dante Alighieri.

I riferimenti nelle celebri opere letterarie

Ad esempio, nell’Eneide, troviamo un riferimento nel VI libro, dove Anchise preannuncia ad Enea la futura grandezza dell’Impero Romano e dei suoi discendenti, con un chiaro riferimento al legame di sangue con Giulio Cesare, invitandolo a dare l’esempio ponendo fine alle ostilità.

Nella Divina Commedia, Dante incontra Cacciaguida, suo antenato e nobile crociato, nel Canto XV del Paradiso. Cacciaguida lo saluta con parole che sottolineano il legame di sangue e la grazia divina, evidenziando un’affinità che supera il tempo.

Questa espressione, sia in latino che in siciliano, mantiene la sua forza emotiva e il legame affettivo fino ai giorni nostri, coinvolgendo tutti coloro che l’ascoltano in un abbraccio di amore e appartenenza.

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