Argimusco: la Stonehenge siciliana tra storia e alchimia

Il sito archeologico dell'Argimusco

A una distanza di circa 6 chilometri da Montalbano Elicona e situato a 1200 metri sopra il livello del mare, si trova Argimusco, un affascinante sito all’interno della Riserva Orientata del Bosco di Malabotta. Questo luogo, dove si incontrano astrologia, alchimia, pratiche di culto ed esoterismo, sembra sospeso fuori dal tempo.

Si narra che una civiltà ancora oggi misteriosa abbia scelto questo luogo tra il 4000 e il 1500 a.C., portando con sé alcuni massi di granito usati come simboli per scopi ben precisi, posizionandoli con un allineamento meticoloso. Si pensa che l’Argimusco servisse come un calendario astronomico per identificare i solstizi e gli equinozi.

Il significato profondo delle pietre dell’Argimusco

Le pietre dell’Argimusco nascondono significati profondi, legati alla loro forma esteriore. I menhir sono monoliti verticali utilizzati come monumenti di culto. L’Aquila funge da indicatore astronomico, con il becco orientato verso l’Etna visibile in lontananza e una necropoli. All’entrata del sito, due imponenti menhir rappresentano simboli maschili e femminili, usati nei riti di fecondità e anche come simboli alchemici.

Il guerriero presenta un volto umano allungato con un foro che ricorda un occhio, suggerendo un possibile utilizzo astronomico della roccia. La roccia con sfera, un masso di forma triangolare con una sfera incastonata, secondo Paul Devis e Alessandro Musco, potrebbe simboleggiare ciò che nell’alchimia è conosciuto come “uovo filosofale”, un elemento che, dopo diverse manipolazioni, si trasformerebbe nella pietra filosofale necessaria per la produzione dell’oro.

La dea Neolitica Orante, in linea con l’orientamento verso ovest che ne valorizza il profilo al calar del sole, è una delle figure più suggestive del sito: una statua femminile in preghiera alta 25 metri, con il volto rivolto a nord. Ci sono poi la pietra di Ofiuco (considerata la costellazione dello zodiaco che viene esclusa nell’ambito dell’astrologia), la pietra del leone e la testa di serpente legata all’astrologia medica e la vasca per le sanguisughe.

Gli studi sulle caratteristiche astronomiche culturali

L’Argimusco è stato esaminato per le sue caratteristiche astronomiche culturali da Andrea Orlando, a capo dell’Istituto di Archeoastronomia Siciliana. Orlando ha studiato come le rocce siano allineate in modo da riflettere fenomeni astronomici e come il sito potesse avere avuto una funzione rituale o di calendario.

Secondo Paul Devins, che ha scritto Argimusco Decoded con Sandro Musco, il sito è stato creato in epoca tardo-medievale. Nel loro lavoro, presentano l’idea che l’Argimusco funge da “Specchio delle Stelle”, essendo un luogo unico al mondo dove enormi statue di pietra replicano le configurazioni di dieci costellazioni visibili all’orizzonte durante il tramonto estivo.

Questa particolare disposizione sarebbe stata intesa ad andare a favore della salute di una famiglia reale del 1300, gli Aragona di Sicilia. Devins e Musco hanno anche scoperto rocce che rappresentano simboli alchemici e dei templari, come il Pellicano, l’Alambicco, la Civetta, il Tetragramma e il Salnitro, oltre alle statue che raffigurano le costellazioni.

Le prime citazioni storiche sull’Argimusco

Le prime menzioni storiche dell’Argimusco possono essere trovate nell’Historia Sicula di Bartolomeo di Neocastro, scritta tra il 1250 e il 1293. Questo testo, in latino, parla di una visita di re Pietro III d’Aragona nel 1282, durante il periodo dei Vespri Siciliani, a un luogo chiamato Argimustus.

In Argimusco Decoded, Devins e Musco sottolineano la presenza di simboli alchemici nel sito. Per esempio, dal punto di ingresso, un menhir sembra riprodurre fedelmente il simbolo alchemico della Civetta, associato alla dea Minerva e alla capacità di vedere oltre il visibile. Vicino, c’è un altro menhir, più piccolo, che invece di simboleggiare la femminilità, come viene definito, rappresenta il Pellicano, ovvero una riproduzione dell’alambicco usato dagli alchimisti per distillare liquidi nella ricerca della Pietra Filosofale.

Si crede che il nome “Argimusco” possa derivare dal termine della lingua latina “muscus” (muschio), che cresce sui massi, e dalla parola “Argi”, che arriva dal greco e in particolare dal termine “argos” (che significa splendente o luccicante).